Lezione per tutte le classi

Aritmanzia
N.J. Joydel

[15 settembre 2011, 8.30 (a Bubblewoods), 16.30 (a Sidney)]

N.J. Joydel aveva abbandonato il suo studiolo, quello che gli studenti dell’anno passato si erano abituati ad osservare tra le fiamme del grande camino dell’aula speciale a cui aveva avuto accesso. Quella sua piccola ma accogliente stanzetta era ora diventata la stanza delle cure della moglie. Alcuni macchinari babbani assicuravano la pulizia del sangue della sua signora, e questo era l’unico strascico che la lunga malattia le aveva lasciato. Nel complesso ora stava molto meglio e, cosa molto importante per N.J., ora era a casa con lui.

Gettò una manciata di polvere magica nel camino del salotto di casa sua a Sidney, in Australia. “Bubblewoods, Italia. E’ una comunicazione concordata.” Disse alle fiamme. Il fuoco si colorò di riflessi ramati e, tra un crepitio e uno sbuffo di cenere, Joydel intravide la sagoma di un altro camino, decorato come una pagoda, e un elfo vestito solo di una misera cravatta annodata alla vita che vi gettava della polvere dentro. L’elfo si girò verso il chiamante e fece un leggero inchino.
*Hong Kong.* Penso’ il mago, tenendo mentalmente conto dei secondi di ritardo che la comunicazione iniziava ad accumulare. Tra le fiamme dei due camini se ne intravide un terzo, dalle forme semplici e tutto intonacato di bianco; anche questa volta un’elfa vestita con poco vi gettò della polvere magica poi si girò verso Joydel e fece un rispettosa genuflessione.
N.J. aggiunse altri secondi al suo calcolo mentale, *Rodi.* Le fiamme dei tre camini si fusero in una per mostrare quanto vi era davanti ad un quarto camino, quello di destinazione della chiamata: Bubblewoods.

Le comunicazioni via camino intercontinentale, nel giro di un’estate, avevano fatto passi da gigante. L’Autorità per la Metropolvere aveva collegato camini molto più affidabili, coprendo distanze maggiori ed evitando tante zone in guerra nel mondo babbano. Anche il ritardi nelle comunicazioni si erano ridotti di molto rispetto all’anno prima.

Il salotto di casa Joydel era molto sobrio e molto babbano. Oltre al camino in legno scuro, vicino al cui focolare vi era una cesta in vimini carica di piccoli ceppi di legno, si contavano due poltrone in pelle marrone, dal sapore classico e un po’ consunte, e un divano a due posti del tutto simile alle poltrone, su cui era appoggiato un plaid che aveva sicuramente visto tempi migliori. Tra tutte queste poltrone trovava difficoltosamente spazio un piccolo tavolino di cristallo con alcune foto di famiglia appoggiate sopra. Una piattaia d’epoca si ergeva sul fondo della stanza, anch’essa di un legno scuro e dagli intarsi un po’ datati. A far da cornice al tutto una tappezzeria d’altri tempi, gialla con dei ghirigori verde oliva.
Non c’era traccia, tra i pizzi, le fotografie, e i soprammobili in peltro disposti un po’ ovunque, dei libri e gli attrezzi di un aritmante, e questo incuriosì molto i ragazzi del secondo anno, quando videro il loro professore tra le fiamme del camino dell’aula di aritmanzia al primo piano di Bubblewoods.

N.J. Joydel e era lì, seduto su una di quelle poltrone, confinato tra un bracciolo e il tavolino di cristallo. Si lisciò i sempre più pochi capelli ormai bianchi con i palmi delle mani. Aveva infine calcolato che il ritardo nella comunicazione sarebbe stato di 4 secondi e 17 centesimi e così fu.

“Buongiorno a tutti.” Iniziò il professore. Il suo volto era molto scavato, più di quanto fosse stato nell’anno passato, ma i suoi occhi erano accesi di un’energia che da tempo i suoi studenti non avevano più percepito. Attese qualche secondo, consapevole che ci sarebbero voluti più di 8 secondi che’ una qualunque risposta potesse pervenire al suo camino. Solo alcuni studenti risposero al suo saluto. Non tutti. "Quando un professore vi accoglie con un saluto," disse Joydel togliendosi gli occhiali, "sarebbe bello che tutti ricambiassero. Siete del secondo anno, dovreste saperle queste cose." E si rimise gli occhiali.

Con dei sonori *POP* si materializzarono diversi elfi domestici davanti ai banchi occupati dagli studenti. Tenevano in mano degli involti di velluto rosso e ad un cenno del mago nel camino li disposero su ogni banco. Fatto questo scomparvero senza degnare di uno sguardo gli studenti.

"Aspettate ad aprirli,” chiese il professore di aritmanzia. Clodoveo Archibugi, un Tassorosso un po’ troppo zelante, era già andato oltre, complici i quattro secondi di ritardo nella voce dell’insegnate.
“Sono dadi.” Aveva già bisbigliato alla sua compagna di banco, la Corvonero Scottilia di Graveglia.

"Lo scorso anno abbiamo appreso la storia della numerologia, abbiamo imparato a trovare i numeri intorno a noi anche nel quotidiano, nelle piccole cose e in quelle grandi." Iniziò il professore. "Quest'anno impareremo a dar loro un significato. Inizieremo utilizzando questi." Sollevò davanti a se' due dadi un po’ particolari. Ormai anche altri studenti avevano aperto l’involto di velluto, scoprendo che sui loro banchi erano stati deposti due bei dadi a dodici facce. Uno bianco e uno nero.

"Il rapporto tra numerologia, aritmanzia, predizione del futuro e i dadi si perde nella storia antica. Dadi come questi, con i numeri scritti coi puntini sulle varie facce, con simboli numerici e rune incisi, entrarono in uso circa 3500 anni fa. Altri dadi più semplici, i classici dadi a sei facce, esistevano già in Egitto più di 5000 anni da oggi, ma non si sa come venissero usati per la divinazione; è certo, però, che servivano per il gioco d'azzardo.
Nel corso dei secoli poi, sono stati creati diversi metodi per predire il futuro con i dadi. Alcuni non richiedono nemmeno una particolare abilità magica e vengono anche usati nel mondo babbano da sedicenti maghi."

Casimiro Gentile, ripetente Grifondoro, si voltò verso due ragazzine della sua stessa casa, Violante e Trifila, “Ho ancora gli appunti della stessa lezione dell’anno scorso, se volete ve li passo.”

"Il modo più semplice consiste nel porre una domanda precisa, potete anche solo pensarla, ma più la direte a voce alta e più la divinazione sarà corretta. Poi tirate i dadi impugnandoli con entrambe le mani. Con questo tipo di divinazione potete avere delle risposte semplici, delle indicazioni, delle tendenze e più le vostre domande riguarderanno cose vicine nel tempo a venire, più la risposta coinciderà con la realtà."

Clodoveo alzò la mano cercando di farsi vedere dal professore. Astrea di Delfi, la Prefetto di Serpeverde, scosse la testa. *primadonna* pensò, *sempre a mettersi in mostra*. Alla fine, senza nemmeno avere il consenso del professore, chiese sbracciandosi: "Come facciamo a capire cosa ci dicono i dadi?"
"Giusto. Guardate i due dadi che avete davanti. Uno è di osso, bianco con i numeri neri, l’altro è d’ebano, con incisioni laccate di bianco. Il dado nero parla di azioni, atti positivi o negativi che influenzeranno l’esito della vostra domanda; il dado bianco parla di sentimenti e pensieri che avranno a che fare con quanto da voi chiesto. Inoltre i numeri dispari sono numeri negativi e rispondono coi NO. I pari dicono SI. Non sommate i due valori, considerateli separatamente. Un 1 sul dado nero può indicare un imprevisto che vi metterà i bastoni tra le ruote, un 11 un fallimento completo. Col bianco, un 1 indicherà qualcuno che ha dei dubbi su di voi, un 11 qualcuno che vi calunnia in pubblico; ma un 12 può addirittura essere amore.”
Gli sguardi degli studenti si incrociarono leggermente perplessi. Si fece coraggio la Prefetto di Grifondoro, Trifilia del Ghiaccio e chiese, senza alzare la mano: “Ci può fare una dimostrazione pratica?”

Joydel si tolse gli occhiali e iniziò a pulirli con un pannetto. “Ho bisogno di un volontario…”
Si fece subito avanti Clodoveo.
“Molto bene signor Archibugi, ho bisogno che faccia una domanda semplice ai suoi dadi.”
Il ragazzino annuì. “La prossima ora abbiamo Bricomagia, nell’aula al piano di sotto. Vorrei sapere se arriverò puntuale alla lezione.”
“Bene, facile direi. Ora prenda i suoi due dadi tra le mani e si concentri sulla puntualità e sulla lezione di Bricomagia…”
Clodoveo chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Qualche Serpeverde sul fondo dell’aula si lasciò scappare dei risolini.
“Ora li lanci e non li perda mai di vista.”
I dadi rotolarono sul banco rumorosamente e si fermarono proprio sul bordo. "5 nero e 8 bianco." Disse il ragazzo ad alta voce.
“Signor Archibugi, cosa le dicono i dadi?”
Clodoveo azzardò una risposta. “Eeee… il numero pari è più alto di quello dispari, quindi… dovrei farcela!”
“Giusto, non del tutto, ma giusto. Poi?”
“Potrebbe succedere qualcosa che mi impedirà di essere proprio puntuale, ma quell’8 bianco, insomma, la professoressa Bathaich non se la prenderà con me… credo?”
“Bravo, non ha sbagliato di molto. Assegno 5 punti alla sua Casa, sia per la discreta interpretazione, sia per essersi offerto come volontario.”
Il ragazzo gonfiò orgoglioso il petto.
“Per dirla meglio, un intoppo di lieve entità ritarderà il suo arrivo alla lezione, senza comprometterne l’arrivo in orario. E l’opinione che ha di lei MagaGabe non muterà.”

Gli studenti si erano ormai lanciati in un frenetico tiro ripetuto dei dadi. Per tutta l’aula echeggiava il rotolare del bianco e del nero, ed anche qualche grido di esultanza intercalato a dei “nooo…” di sconforto.

Senza voler interrompere quel magico momento divinatorio, Joydel aggiunse qualche precisazione: “Prima che suoni la campanella voglio che sappiate che ci sono metodi più complessi e precisi per divinare coi dadi che richiedono un'attenzione maggiore. Ad esempio, i giorni di venerdì e domenica sono poco propizi per la divinazione. Un clima freddo è considerato migliore per il lancio dei dadi, la luce di una candela al tiglio aumenta la portata della divinazione e un'atmosfera tranquilla sarebbe consigliabile. Se volete avere risposte più precise dovrete disegnare su una pergamena un cerchio di circa 30 centimetri di diametro, appoggiatelo quindi su un tavolo con gambe pari. Il cerchio sarà il bersaglio del vostro tiro e dovrete stare attenti a non far cadere i dadi al di fuori o sul pavimento."

Il mago allungò il braccio leggermente fuori dall’inquadratura fornita dal camino e lo ritrasse tenendo ben saldo un corposo libro rivestito in velluto verde. "Quando un dado cade atterra, non rifate la stessa domanda agli stessi dadi per almeno un numero di giorni pari al numero che è uscito, altrimenti non avreste mai una risposta valida."

Sollevò il tomo in modo che tutti lo potessero vedere.

"Quando avrete soddisfatto ognuna di queste condizioni, potrete usare i dadi anche per delle divinazioni più complesse ma, ricordatevi, che il futuro non è mai scritto nero su bianco. Su questo libro il *D&D (Dadi & Divinazioni)* di Gary Gygax, che è il libro di testo per tutto il secondo anno, troverete maggiori dettagli sull’arte di divinare con numeri e con dadi.”

Joydel si alzò dalla poltrona, lasciando intendere che la lezione era finita. Anche alcuni studenti si alzarono.

"Signorina Del ghiaccio." N.J. la cercò tra chi era già in piedi.
"Si Prof?"
"E' lei il Prefetto di Grifondoro, vero?"
La classe tornò nel silenzio, immobile in attesa delle parole del Professore.
"Sopra il camino troverà il registro di classe. Vorrei che fosse lei ad occuparsi di compilarlo ad ogni lezione, segnando le presenze e le eventuali annotazioni che le dirò."
"Si, certo." Trifilia si avvicinò al camino e vi trovò sull'architrave il registro verde di cui parlava Joydel.

"Prima che andiate in corridoio sappiate che per la prossima settimana vorrei che vi recaste in biblioteca e vi documentaste sull’esistenza e l’utilizzo dei dadi meno comuni, tralasciate quelli a sei facce e concentratevi su quelli più rari e difficili da reperire.”

La lezione era finita e, mentre Trifilia all'uscita cercava di tenere il conto degli studenti presenti per poi segnarli sul registro, una trafelata Maga Gabe si fece largo tra di loro superando la porta d’ingresso all’aula.
Clodoveo, attardatosi a parlare con il professor Joydel della divinazione appena fatta, si girò senza troppa attenzione verso l’uscita scontrandosi proprio con la Maga e cadendo atterra goffamente. “Oh, mi scusi
professoressa.”
Gabe non badò affatto al ragazzo e cercò nel camino il volto del collega.
Clodoveo, rendendosi conto della cosa, le rivolse nuovamente la parola: “Mi spiace, ma se ne è già andato. Aveva una certa fretta sa, la nipotina…”
Gabe tornò, un po’ delusa a guardare il Tassorosso atterrato. Gli porse una mano come per aiutarlo ad alzarsi, poi ci ripensò. “Ti aspetto in aula.” Gli rispose secca e si allontanò.

 

TORNA SU
Vai all'elenco delle lezioni nelle Aule
Fai click sul simbolo a destra per tornare alla pagina iniziale

Harry Potter e tutti i nomi ad esso collegati sono marchi registrati di proprieta' della Warner Bros e di J.K.Rowling. Questa e' un'opera amatoriale senza fine di lucro.