I personaggi della scuola: Minga Odescalchi
Ventitreesimo Preside di Boscobolla dal 1689 al 1701

Nato a Como il 16 maggio 1611 come Benedetto Odescalchi da madre babbana e padre mago, rimase orfano del padre nel 1626 e venne educato, secondo la cultura babbana, nelle scienze umanistiche presso il collegio locale. Nel 1630 la peste gli portò via anche la madre.
Privato di una guida famigliare, Benedetto affinò la sua nascente abilità magica, fino a quel tempo repressa. Si unì alla famiglia dello zio Papirio, anch’esso mago, e lavorò con lui in un’attività bancaria a Genova. Iniziò a viaggiare e conobbe molti altri maghi e intesse ottimi rapporti economici con le loro famiglie inserendosi in un redditizio giro d’affari con varie comunità magiche a Norimberga, Cracovia, Venezia, Milano, Roma e Napoli.

Dal 1632 al 1636 frequentò, come studente fuori corso nella Casa Orsoblù, la Scuola di Boscobolla e in soli cinque anni ne uscì diplomato. Le materie in cui si distinse furono Aritmanzia e Babbanologia.

Fu per merito delle buone conoscenze, dei suoi modi sempre concilianti ma decisi e della notevole disponibilità economica che si introdusse nell’ambito religioso al seguito di Papa Innocenzo X e Urbano VIII. Dopo un lungo tirocinio clericale, all’età di 65 anni, fu scelto come 240esimo Pontefice della Chiesa Cattolica.

In entrambe le comunità, quella magica e quella religiosa, godeva di incondizionati appoggi, ma non fu soltanto grazie a questi, ma anche al fatto di essere preparatissimo in campo economico e fiscale che egli fu richiesto, dopo il suo incarico Pontificio a dirigere Boscobolla.

Alla fine del XVII secolo la Scuola viveva un periodo di grave crisi economica. Come riflesso di una pesante crisi che aveva da poco investito il clero e le grandi famiglie babbane dell’epoca (cosa a cui, peraltro, lui aveva posto rimedio durante il suo Papato) anche il mondo magico vedeva scarseggiare le risorse economiche, e le grandi famiglie di maghi non sovvenzionavano più volentieri la Scuola.

Dismesso l’incarico di Papa su richiesta del Ministero della Magia, dopo aver inscenato la propria morte nel 1689, si occupò di risollevare le sorti della Scuola ponendosi come amministratore più che come docente, visto che non insegnò mai alcuna materia.

La sua forte statura morale fu evidente fin dai primi giorni di Presidenza.
La cerimonia d'insediamento fu semplice e modesta, volle infatti risparmiare il denaro per poter abbassare le rette di iscrizione alla Scuola. Abolì ogni tipo di privilegio concesso agli studenti purosangue e li equiparò ai mezzosangue e questo gli valse il soprannome di Preside “minga" (Preside "niente, nulla" dal lombardo “minga”), soprannome che gli piacque parecchio e fece suo sostituendolo al nome.
Questi atteggiamenti di apertura verso le classi meno abbienti della magia indispettirono molto le grandi famiglie purosangue, ma avvicinarono alla Scuola molte famiglie medio borghesi che, con i loro ridotti ma numerosi contributi, riuscirono a far risorgere Boscobolla dalla crisi.

Il Consiglio dei Ministri, riconoscendo l’ottimo operato del Preside, e volendo risollevare le sorti economiche della comunità magica, gli propose nel 1701 di subentrare come Primo Ministro. Minga Odescalchi non si pronunciò mai in merito a questa opportunità. Morì nel sonno il 12 agosto dello stesso anno, di quella stessa malattia che aveva inscenato dodici anni prima per abbandonare il soglio Pontificio.

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